Via Francigena - Pro loco Torchiarolo

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Tappa 39 Brindisi – Torchiarolo
 
Si parte dal lungomare di Brindisi per raggiungere prima il Duomo, poi il Tempietto di San Giovanni al Sepolcro: è consigliata una sosta in questo monumento poiché si tratta di una delle testimonianze medievali più significative del passaggio dei cavalieri verso la Terra Santa. Attraverso Porta Lecce si esce dal centro storico e si raggiunge la strada provinciale; dopo alcune svolte finalmente si arriva in aperta campagna. Proseguendo verso sud si incontra un uliveto e due masserie (Baraccone e Campoperso) e si entra nella bellissima riserva orientata Bosco Tramazzone – Cerano. Superata un’area caratterizzata dalla macchia mediterranea si raggiunge Masseria Maime e poi Valesio, un’importante sito archeologico che conserva le mura messapiche e le terme di età romana. Il centro abitato di Torchiarolo, meta della tappa, lo si conquista percorrendo i tipici oliveti salentini.
 
 
 

Torchiarolo
Il centro abitato di Torchiarolo, meta della tappa 39, lo si conquista percorrendo il tipico paesaggio salentino disseminato da piante di fichi d’india, da vigneti e da una folta macchia mediterranea.  Prima ancora di conoscere i luoghi che fanno di Torchiarolo un posto con una forte carica folkloristica, i pellegrini che decidono di percorre la Via Francigena incontrano la storia dell’antica città di VALESIO. Situata nelle campagne di Torchiarolo, a pochi chilometri dal centro abitato, il sito archeologico è indicato come Mutatio Valentia ed è posto a metà del tragitto della cosiddetta Via Traiana Calabra che andava da Brindisi a Lecce per proseguire sino ad Otranto.
 
Le prime tracce di frequentazioni a Valesio risalgono all'età del ferro e sembra raggiungere il massimo splendore nei secoli VI-I secolo a.C. come città federata con le poleis messapiche disseminate in tutta la penisola salentina. Ricordiamo che i messapi erano una popolazione autoctona, forse di antiche origini illiriche, che, per la particolare posizione del territorio che essi occupavano, aperto ai traffici commerciali del Mediterraneo, avevano assunto usi e linguaggio fortemente ellenizzati.
 
Valesio era tra le città messapiche che battevano una propria moneta a testimoniare dell'importanza commerciale che questo insediamento aveva nell'economia della penisola salentina.
 
All'interno di esso scorre un torrente, chiamato “Infocaciucci”. Nel sito sono state spesso scoperte tombe risalenti al periodo messapico, contrassegnate dalla formula tabara damatra oppure Tobaroas Damatrioas, che sembra significare, secondo gli studi più diffusi sulla lingua messapica, devoto/a alla Dea Demetra oppure (tomba) della sacerdotessa di Demetra.

Al centro del sito, in un luogo lievemente sopraelevato forse corrispondente all'acropoli nel periodo greco classico, fu scoperto negli anni '60 da Gabriele Marzano, direttore del Museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo di Brindisi, un grande impianto termale romano risalente al primo secolo dopo Cristo, comprensivo di tre stanze in cui ristorare gli ospiti con acqua calda (calidarium), tiepida (tepidarium), e fredda (frigidarium), come anche stalle per il cambio dei cavalli.
 
Presso il Museo Archeologico Provinciale Francesco Ribezzo di Brindisi, è presente la Sala Valesio dedicata a reperti provenienti dall'omononimo sito: corredi tombali con vasi apuli e di Gnathia, iscrizioni funerarie, pesi da telaio, epigrafi, lastre funerarie con iscrizioni messapiche, monete, vasi in bronzo, in ceramica e a vernice nera, elementi architettonici in terracotta e in pietra, sfere fittili probabilmente utilizzate come armi da catapulta e tanti altri oggetti ritrovati durante gli scavi di Valesio.
 
La Casa colonica situata nel cuore dell’area di Valesio è un’area di sosta, con servizi igienici, con sedute all’aperto sotto l’ombreggiatura di robusti alberi di Ulivo.
 
A pochi metri dal sito archeologico si staglia un ricco vigneto della Cantina Hiso Telaray-Libera Terra dove vengono sperimentate pratiche di enologia biologica e trasformate le uve dei 25 ettari di vigneto confiscato alla Mafia.
 
Storico è il Vigneto Carlo Duca Guarini. Accardo Guarini, Conte di Valesio, che già nel 1114 coltivava le sue vigne nella Tenuta Pìutri, tra Lecce e Brindisi ci offre la misura dell’importanza millenaria del paesaggio di Torchiarolo.
 
Saragolla, Maiorca, Senatore Cappelli, Triminia, Farro: il Salento è stato storicamente produttore di cereali considerati antichi, dalle grandi proprietà nutritive e organolettiche. La spiga di grano era, per i Greci, attributo della dea Demetra, protettrice della terra e della fertilità.
 
Grazie a questo rimando storico segnaliamo con orgoglio la presenza di numerosi forni che tramandano da diverse generazioni una ricetta del pane di Torchiarolo unica, famosa e nota oltre i confini del piccolo borgo. Un pane “fatto in casa”, definito così perché proveniva dalla buona pratica di crescere il lievito madre e di panificare in casa utilizzando i camini a legna domestici o il forno di comunità.
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